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I principi del Mutuo Soccorso

Se oggi sembra più che lecito sollevare qualche dubbio in merito alla reale utilità di alcune Società di Mutuo Soccorso, deve essere assolutamente riconosciuto che all’epoca in cui nacquero e si diffusero, tali Società furono dotate di grande valore e costituirono un’innovazione straordinaria, che diede un contributo notevole al progresso sociale. Era la prima metà del XIX secolo, l’avvento dell’industrializzazione stava “sconvolgendo” intere aree geografiche, modificandone l’economia e la società. Migliaia di persone erano chiamate a lavorare in condizioni igienico sanitarie precarie, percependo un salario appena necessario alla loro sussistenza. Una malattia o un incidente sul lavoro erano sufficienti a gettare nella completa povertà e disperazione un’intera famiglia, per il cui sostentamento non era praticamente previsto alcun sussidio né forma di assistenza pubblica. In questo contesto di miseria e difficoltà si sviluppò il fenomeno della reciproca mutualità, basato sulla solidarietà, sulla volontarietà, sull’assenza di lucro e sull’unione dei deboli, ovvero di coloro che, pur lavorando, non erano protetti da una legge di tipo sociale e non erano in possesso dei mezzi per potersi mantenere in caso di disgrazia. Generalmente apolitiche e con carattere locale, ovvero legate al paese o al borgo in cui nascevano, le Società di Mutuo Soccorso prevedevano tra i loro scopi l’incoraggiamento alla fratellanza, all’istruzione e alla moralità. Aderendovi, i soci, per lo più operai, avevano diritto a un’indennità in caso di malattia e di disoccupazione, previo pagamento di una quota sociale versata annualmente. Altri sussidi e possibilità di sostegno venivano stabiliti dalle singole società e inseriti nei rispettivi statuti. Un sistema di assistenza assolutamente innovativo, che impegnava dunque una persona a versare all’associazione ciò di cui magari, in futuro, avrebbe potuto aver bisogno, senza dover necessariamente sussistere una corrispondenza tra le prestazioni date e quelle ricevute. Un concetto, questo, chiaramente esemplificato nel disegno-simbolo del Mutuo Soccorso: una stretta di mano tra due persone, dove spesso le due mani hanno colori diversi, a sottintendere l’incontro tra il ricco (la mano chiara) e il povero (la mano scura, cioè quella che lavora duramente). Anche se nate a tutela dei più deboli, infatti, sin dal principio le Società di Mutuo Soccorso hanno annoverato tra i loro soci individui facoltosi, che hanno versato a “fondo perduto” anche ingenti somme di denaro, contribuendo così in modo fondamentale al corretto funzionamento e all’efficacia di un sistema di assistenza che non prevedeva altrimenti alcun introito al di fuori della quota associativa pagata dal socio. Oggi, in un contesto profondamente diverso da quello di 150 anni fa, il ruolo e l’attività delle SMS è profondamente cambiato. Non poteva essere altrimenti, considerando il progressivo intervento della Confederazione, del Cantone e del Comune in materia sociale e il conseguente venir meno della necessità di altre forme “volontarie” di sostegno economico. Questo non esclude, però, che ancor oggi le SMS possano dare un loro importante contributo alla nostra società, come testimonia quanto fatto dalla Società Mutuo Soccorso Maschile Locarno.

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